I BUCHI DEL COLOSSEO

Osservando il Colosseo da vicino si possono notare innumerevoli buchi che costellano la struttura. Secondo la tradizione popolare derivano dal tentativo dei barbari di distruggere l’anfiteatro, simbolo della grandezza di Roma.
Quando gli invasori conquistarono l’urbe praticarono moltissimi fori nelle pareti e li riempirono di polvere da sparo con lo scopo di far saltare in aria il celebre monumento. Sforzo inutile, le fondamenta tennero ed il Colosseo rimase in piedi.
Da lì si diffuse la fama che il Colosseo fosse indistruttibile tanto che né i barbari né i successivi conquistatori osarono sfidarlo (vertici clericali esclusi). Da questo episodio nacque il detto romano: “Finché dura il Colosseo anche Roma durerà” ed essendo eterno il Colosseo di conseguenza è eterna anche la città.
Questa leggenda si basa su un piccolo anacronismo secondo il quale la polvere da sparo era già in uso presso le popolazioni barbare. Secondo un’opinione diffusa tra gli scienziati moderni, la storia non sarebbe così assurda perché il primo ad introdurre la polvere da sparo fu Gengis-Khan, che ne rivelò il segreto ai suoi prodi.
E i buchi? In realtà derivano dalle grappe che i romani usavano nelle costruzioni e che venivano rimosse e trasportate, in base alle necessità, dai vecchi ai nuovi edifici

LA PUNIZIONE DELL’UBRIACONE

In via Lata, un vicoletto tra via del Corso e piazza del Collegio Romano, poggiata al muro vi è una fontana che, notte e giorno, versa uno zampillo d’acqua da un bariletto. Vi è raffigurato un “acquaricciaro” tarchiato in tonaca e berretto che stringe amorevolmente al petto tale barile, come fosse un tesoro. Il viso è rovinato, il naso è rotto e manca una parte di guancia. Difficile quindi azzardare qualsiasi somiglianza.

Tra il popolo però si è sempre creduto si trattasse di un certo Abondio Rizio, un acquaiolo del Rinascimento sempre sbronzo. Secondo la leggenda al povero Abondio toccò la peggior punizione per un ubriacone del suo stampo. Ad espiazione del suo amore per il vino, fu condannato per l’eternità ad accontentarsi di semplice acqua.

Secondo una versione più colta la fontana raffigurerebbe nientemeno che Martin Lutero. Associazione che non trova riscontri storici, dovuta soltanto alla fantasia della gente che immaginava il fondatore del protestantesimo nel più classico stereotipo tedesco: grassoccio, rubizzo e gran bevitore di birra.

IL CROCIFISSO E LO SCULTORE ASSASSINO

Verità o leggenda? Che gli artisti siano eccentrici e talvolta un po’ eccessivi è risaputo. La storia del grande crocifisso ligneo della chiesa di San Marcello, sita nell’omonima piazza, però va oltre ogni immaginazione.

Questo crocifisso, ritrovato intatto dopo l’incendio del tempio avvenuto nel 1519, è notevole sia per la perfezione tecnica che per il verismo espressivo. Sulla sua realizzazione nacque una leggenda alimentata da molte malelingue.

Pare infatti che l’anonimo autore, assillato dal desiderio di voler riprodurre dal vivo e con assoluta fedeltà lo strazio dell’agonia, avrebbe assassinato un povero carbonaio per ritrarlo durante gli spasmi della morte. Così, mentre il poveretto spirava tra atroci sofferenze, lui avrebbe tratteggiato la figura del morente per poi intagliarla nel legno scuro.

Sarà vero? Di sicuro il risultato è stato davvero efficace… E chissà se il carbonaio sarà stato contento di ispirare un simile capolavoro…

UN VIAGGIO NELLA ROMA DI ANGELI E DEMONI

Gli Illuminati, una delle società segrete più influenti della storia, nascose nella Città Eterna enigmi ed indizi che, una volta decifrati, avrebbero condotto i novizi ad un covo segreto…

I quattro altari della scienza, che rappresentano i quattro elementi: Terra, Aria, Fuoco e Acqua  sono gli indizi principali che, una volta risolti,  permetteranno di percorrere il Cammino dell’Illuminazione passo per passo.

Il primo indizio ci porta a Piazza del Popolo, nella chiesa di Santa Maria del Popolo…

All’interno della chiesa la statua del Bernini ritrae un angelo, e notiamo che  l’angelo indica verso sud ovest e l’unica chiesa che si trova in quella direzione è …..

la basilica di San Pietro

Al centro della piazza, nei pressi dell’obelisco di San Pietro, vi è il secondo indizio il West Ponente, bassorilievo del Bernini rappresentante il vento il West Ponente

L’”Estasi di Santa Teresa”, del Bernini è il  terzo indizio del “Cammino dell’Illuminazione”

il quarto e ultimo indizio è la fontana dei quattro fiumi di Piazza Navona che ci conduce alla fine del viaggio

il covo degli Illuminati.….

Castel Sant'Angelo

Castel Sant'Angelo

 

VILLA DELLE SIRENE

Questa villa, edificata sui resti di un ipogeo romano e di un “tempio della tempesta”,  ha il particolare potere di esaudire i desideri, ma al contrario. Occorre porsi di fronte all’edificio e desiderare l’inverso di quello che si vuole. Ad esempio, se si è single e si desidera trovare l’anima gemella, bisogna desiderare di rimanere soli.

 Questa legenda da il nome alla villa, infatti le mitiche creature del mare ingannava i marinai mostrando approdi dove non c’erano che scogli.

Per chi fosse interessato a realizzare un desiderio, dovrà recarsi in via Appia Antica e fermarsi difronte al sepolcro degli Scipioni dopo Porta San Pancrazio.

VILLA STUART

 

A Roma, sulla Via Trionfale, precisamente al numero 5952, si trova una clinica privata ricavata in una villa seicentesca. La storia di questa villa è tutt’altro che tranquilla e “normale”.

Nell’800 fu acquistata da Emmeline Stuart e dal suo convivente Lord Allen. Emmeline Stuart passava il tempo a fare sedute spiritiche. Le faceva tanto bene che gli spettri decisero di rimanere nella villa in modo non molto “discreto”, tanto che i due amanti ne impazzirono. Emmeline vedeva la sorella morta e Lord Allen passò dal giardinaggio all’hobby di parlare con i demoni.

La servitù, spaventata dai continui episodi di poltergeist (tavoli che volevano, oggetti e vasi che si schiantavano contro i muri, etc.) abbandonò il posto di lavoro. Allen sparì nel nulla, ma la cosa (visto ciò che accadeva nella villa) non sembrò strana a nessuno, tutti pensavano che fosse “guarito” dal suo hobby e avesse deciso di abbandonare Emmeline per tornare ad una vita normale.

Dopo diverso tempo si scoprì che era morto e che Emmeline, per non separarsi da lui, lo aveva seppellito in una parete della cantina, lasciando però un foro nella parete in modo da poter scendere nottetempo e accarezzare le dita dall’amato, che a suo dire ricambiava la premura…

Venne abbattuta la parete ed il corpo di Allen venne rinvenuto in avanzato stato di decomposizione.

Che sia solo una legenda? Non si sa con certezza, ma la villa ha meritato il dubbio onore di finire nella lista delle case più infestate, nel “Ghost book”.

L’ISOLA TIBERINA

Una tradizione antica vuole che l’Isola Tiberina, a Roma, sorga sui resti di una nave, mentre altre storie raccontano di come l’isola sia il risultato del grano di Tarquinio il Superbo, gettato dai romani nel fiume dopo la cacciata del re.

Tito Livio, invece, racconta che su questo grumo di terra si sarebbe rifugiato il serpente sacro ad Esculapio, dio della medicina, che era arrivano a Roma dalla sua patria, Epidauro. In questa cittadina greca i romani avrebbero mandato, nel 293 a.C., una delegazione il cui compito era di ottenere vaccini per scongiurare una grave pestilenza che stava affliggendo l’Urbe. Il serpente era stato consegnato alla delegazione proprio dai sacerdoti di Esculapio. Giunto in prossimità della città, il rettile si tuffò in acqua e sparì ben presto tra la folta vegetazione che occultava l’isola.

Superstiziosi com’erano, i romani interpretarono il segno come una specifica volontà divina: quella di Esculapio di avere un tempio proprio, dove esercitare l’arte medica, proprio sull’isola in mezzo al Tevere.

E così, da una leggenda, nacque la lunga tradizione dell’Isola Tiberina di ospitare luoghi di cura e di alleviamento delle umane sofferenze.

LA BOCCA DELLA VERITA’

 

Nel medioevo si fa strada la leggenda che Virgilio fece costruire la Bocca della Verità per sciogliere i dubbi sulla fedeltà di mariti e mogli.

I racconti popolari riferiscono di una giovane e bellissima donna, moglie di un patrizio romano, che era stata accusata di adulterio perché riceveva visite da un altro uomo durante l’assenza del marito. Quando il consorte venne a conoscenza di questa faccenda non si lasciò intenerire dalle lacrime della donna, che si proclamava innocente, e pretese che lei si sottoponesse alla “prova” della Bocca della verità. Il giorno in cui la fanciulla doveva sottoporsi a questo esame, un giovane, all’apparenza sconosciuto, si avvicinò a lei e la baciò. I presenti volevano scagliarsi contro l’intruso ma lei li convinse a lasciarlo andare sostenendo che fosse un povero pazzo. In realtà si trattava di una messa in scena perché poi quando la giovane donna pose la mano all’interno della Bocca poté sostenere fieramente di non aver mai baciato nessuno all’infuori di suo marito e di quel povero demente, che in realtà era il suo amante.

 La mano quindi rimase intatta con grande compiacimento del consorte ma con estrema umiliazione della Bocca della verità, la quale, abbattuta da tanta audacia, da quel giorno non volle più “esprimersi” e non chiuse più la bocca per punire gli spergiuri. 

Proprio per tutta questa scia lasciata dalle innumerevoli leggende pronunciate e formulate su questa scultura, la Bocca della Verità continua ad essere menzionata tra le curiosità romane e dalla folla di turisti che si accalcano per farsi fotografare con la mano nella magica bocca, sembra mantenere intatto il suo fascino.

LA PORTA MAGICA

La Porta Alchemica , detta anche Porta Magica o Porta Ermetica o Porta dei Cieli, è un monumento edificato tra il 1655 e il 1680 da Massimiliano Palombara marchese di Pietraforte (1614-1680) nella sua residenza, villa Palombara, sita nella campagna orientale della Caput Mundi, sul colle Esquilino nella posizione quasi corrispondente all’odierna piazza Vittorio, dove oggi è stata collocata. La Porta Alchemica è l’unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara.

Secondo la leggenda un pellegrino, identificabile con l’alchimista Francesco Giustiniani Bono, dimorò per una notte nei giardini della villa alla ricerca di una misteriosa erba capace di produrre l’oro. Il mattino seguente fu visto scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro alcune pagliuzze d’oro frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale.

Il marchese fece incidere sulle cinque porte di villa Palombara e sui muri della magione, il contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a decifrarli..

LA PAPESSA GIOVANNA

 

E’ un personaggio leggendario. A metà del secolo nono una donna di origine inglese, si travestì da uomo e abbandonata la patria divenne una dottissima teologa. In seguito si trasferì a Roma, e sempre in abiti maschili e talari, scalò la gerarchia curiale fino a farsi eleggere papa alla morte di Leone IV nell’855, assumendo il nome di Giovanni.

Dopo due anni di pontificato ecco lo scandalo. Rimasta incinta e non conoscendo il tempo del parto, fu presa dalle doglie nel bel mezzo di un corteo. Il pubblico parto rivelò l’impostura; Giovanni divenne la papessa Giovanna, che finì lapidata dalla popolazione e morì con il neonato in mezzo alla strada.